Opere esposte 2 - Surrealismo di Regianini

Vai ai contenuti



OPERE
ESPOSTE NEL MUSEO

Omaggio al Figlio di Dio

TRE QUADRI
con il Cristo in croce sofferente:

1 - Il Cristo delle nevi,
2 - Il Cristo Salvatore,   
3 - Il Cristo della montagna





1. IL CRISTO DELLE NEVI



Regianini, qui, non concede nulla, o quasi, alla “sua” arte, al “suo” Surrealismo.
Il Cristo delle nevi, il più “realistico” dei tre dipinti esposti, è sicuramente quello che, con toni sommessi, esprime la sofferenza... in modo quasi velato. L’atmosfera che prevale è quella del freddo e della solitudine del Cristo: tutti lo hanno abbandonato! Lo si capisce anche dal personaggio ai piedi della croce,  che si allontana, quasi furtivamente. Sembra che il Pittore, in modo del tutto singolare, voglia “fissare” il momento in cui Cristo pronuncia le parole “Padre, Padre mio, perché  mi hai abbandonato?”. La neve, che scende fine, va a coprire tutto: le vette, gli alberi e la croce. Il Figlio di Dio è solo. (Pino Bertorelli)


2. IL CRISTO SALVATORE



 
Il Cristo Salvatore è invocato dalle anime vaganti, rappresentate da figure scheletriche, di cui si intravede, nel buio, solo il volto e parte del corpo nudo, ridotto quasi a larva. I loro volti, molto espressivi, ci colpiscono soprattutto perchè mettono in  evidenza la tristezza e la sofferenza, di cui sono preda.
L’atmosfera tetra  predomina nel dipinto, senza uno sfondo che permetta di individuare bene dove siamo. Il buio, interrotto solo da qualche fioca  luce proveniente dal Cristo, ci fa capire che l’unica speranza viene dal Figlio di Dio, quasi “appeso”, non alla croce, ma nello spazio aereo. La figura sacra, in pimo piano, con l’aureola, sembra quasi essere stata “prelevata” dalla croce del Golgota.
Le anime, fiduciose, rivolgendosi a Lui, chiedono sommessamente  aiuto... (Pino Bertorelli)


3. IL CRISTO DELLA MONTAGNA



 
Il dipinto presenta in modo “crudo”, secondo i canoni del Surrealismo del Pittore, il momento in cui  la crocifissione tocca l’apice della sofferenza. L’urlo straziante per l’atroce dolore è acuito e reso più evidente sia dalle gocce di  sangue, che scendono dalla mani, sia dalle lacrime, che sgorgano dagli occhi.
Dei tre Cristi esposti quest’anno, questo è quello più “surrealista”, ben lontano dalla linearità classica della maggior parte delle crocifissioni interpretate dagli artisti. Le proprozioni tra le varie parti del corpo non sono rispettatte: gli  arti superiori e quelli inferiori e il capo sono ingigantiti rispetto al torace. L’aureola è “riempita” con teschi che, sofferenti, digrinano i denti. La casa di legno in fiamme  e gli strani alberi scheletrici, con sembianze umane,  nella parte inferiore del dipinto, acuiscono la drammaticità del momento e sembrano partecipare all’evento. Il cielo, nel quale aleggiano due angeli, che, urlanti, partecipano al grande dolore,  è costellato da nubi, fulmini e saette. Il Maestro ci offre,  qui, una visione plastica e, insieme, surreale, molto espressiva, del Cristo in croce. (Pino Bertorelli)
by Pino B.
Torna ai contenuti